Il 5 dicembre si è celebrata la “Giornata mondiale del volontariato”, istituita dalle Nazioni Unite nel 1985. Si è trattato di un’occasione per riflettere su uno dei pilastri invisibili della nostra società: la capacità di donare, di costruire solidarietà, di essere presenti gli uni per gli altri. Per l’ATTE, è stato anche un momento propizio per sfatare un mito diffuso: quello di una vecchiaia relegata all’inattività, all’isolamento, all’invisibilità.
C’è una poesia di Pablo Neruda che risuona nella nostra missione: “Nascere non basta. / È per rinascere che siamo nati. / Ogni giorno”. E cosa significa “rinascere”, se non avere la capacità e la libertà di reinventarsi, di restare curiosi, di agire e partecipare, indipendentemente dall’età? Il nostro impegno collettivo, con l’ATTE e attraverso il volontariato, ci ricorda che ogni stagione della vita è una chiamata alla comunità, non una resa al declino.
Viviamo in una società che tende a misurare il valore delle persone in termini di produttività economica, come se il contributo alla vita collettiva avesse una data di scadenza. Questa è una visione miope. Le storie dei nostri volontari raccontano una verità più profonda: la capacità di dare, di creare legami, di costruire solidarietà non invecchia mai. Ogni volta che una mano si tende per aiutare, che un sorriso si accende nel condividere un’attività, accade qualcosa di bello. E gli anni non si sommano come un peso, si trasformano in esperienza, in valore sociale e ricchezza umana.
Pensiamo all’immagine di un albero maestoso. Le sue radici sono profonde, intrecciate con la storia della terra da cui trae forza. Ma i suoi rami si allungano sempre verso il cielo, aperti al nuovo. Così è l’invecchiamento attivo: un radicamento nella saggezza del vissuto, sempre proteso però a nuove esperienze, verso un continuo “rinascere”. Per questo l’impegno dell’ATTE è duplice e importante: rendere visibile questa realtà e combattere i luoghi comuni che confinano la vecchiaia in un angolo d’ombra. Il nostro è un lavoro di “luce”, un agire che illumina le potenzialità dell’età matura e trae forza dalla volontà di rimanere partecipi alla vita sociale. Nel volontariato non c’è passività, ma azione che realizza la dignità umana. Perché essere attivi è vivere pienamente, contribuire alla comunità, ispirare chi verrà dopo di noi e riconoscere, come diceva George Bernard Shaw, che “Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare”. E allora giochiamo! Nel senso più serio e profondo del termine. Giochiamo con l’entusiasmo di chi è consapevole che ogni giorno si può creare qualcosa di significativo, lasciare un’impronta gentile, ribadire che la vita non è mai solo ciò che riceviamo, ma soprattutto ciò che sappiamo dare.
Sostenere l’ATTE significa promuovere una visione del mondo dove ogni età ha valore, dove l’invecchiamento non è una barriera, ma un ponte. Un ponte costruito con la solidarietà dei volontari, con il desiderio di conoscenza, con la forza tranquilla e risoluta di chi sa che il tempo, come un buon amico, è prezioso. Perciò è necessario dare visibilità a un’idea potente che supera ogni stereotipo. Il nostro impegno e lo spirito di volontariato sono il motore di una società che non esclude, ma include; che non si ritrae, ma si espande; che non teme l’età, ma la celebra. Insieme, possiamo rendere la vecchiaia non solo un capitolo della vita, ma una stagione ricca di possibilità. Ogni giorno può offrire un’occasione per condividere, partecipare, costruire legami e per rinascere in questo agire comune. Non lasciamo che l’età ci definisca: definiamola noi, con le nostre azioni.
Giampaolo Cereghetti,
Presidente cantonale
G. CEREGHETTI, Rinascere ogni giorno: la forza senza età del volontariato, in «terzaetà», N.1 (2025), pp. 6–7